“Educare senza recinti è qualcosa di
più di una bella metafora:
«Nella nostra scuola da decenni non suona la campanella. Lavoriamo con i
bambini in classe e quando abbiamo terminato un’attività usciamo fuori [...].
La flessibilità dell’orario ci permette di non interrompere discussioni e ricerche
che proponiamo ai bambini.
E poi noi fuori ci andiamo non solo per la ricreazione, ma anche per
studiare geometria e scienze, fare attività motorie, giardinaggio e
coltivare il nostro piccolo orto. Ogni settimana, poi, una classe a turno dedica del tempo a
mantenere puliti gli spazi naturali».
«Ogni classe ha la sua assemblea ed elegge ogni anno, dopo convinte
campagne elettorali, due alunni per l’Assemblea dei bambini rappresentanti, che
si riunisce quattro volte l’anno. È lì che si decidono gli spazi naturali che
bambine e bambini possono esplorare, a seconda dell’età, e le regole di
convivenza riguardo all'organizzazione dei giochi, all'uso dei bagni e ai
comportamenti da tenere a mensa e negli scuolabus.
In tanti anni non abbiamo mai avuto alcun problema e noi siamo convinti
che interiorizzare regole da rispettare, decise insieme, così come definire
confini da non sorpassare, sia un’opera educativa complessa, ma molto più
interessante che costruire recinti e cancelli».”
La scuola Longhena di Bologna.
Franco Lorenzoni, autore dell’articolo, parlerà del suo libro “I bambini pensano grande. Cronaca di una avventura pedagogica” martedì 19 aprile 2016, ore 9.30-12.30, presso l’Aula Magna dell’Università di Milano-Bicocca.
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