R.M. Rilke (2020), Del paesaggio. E altri scritti, Adelphi, Milano. |
“Vi
racconterò di questa scuola”.
Così
Rainer Maria Rilke apre un breve scritto in cui descrive una scuola singolare di
Göteborg, dove, a inizio Novecento, è accaduto un fatto particolare: i
fanciulli frequentanti hanno espresso ai genitori il desiderio di rimanere a Samskola
anche il pomeriggio, per più tempo possibile.
Samskola
è una scuola partecipativa, comunitaria, viva, giocosa e seria, poetica e
utopica che Rilke visitò nel settembre del 1904 e che ci ha rimandato, per
affinità di visioni pedagogiche, all’esperienza della scuola di Varese, nata a
partire dal manifesto Una scuola.
Ma
ora lasciamo la parola al poeta.
“Si
tratta di una scuola poco comune, una scuola che non conosce costrizioni; una
scuola arrendevole, che non si considera come una cosa finita, ma una cosa in
divenire, alla quale debbono lavorare gli stessi fanciulli, determinandola e
trasformandola. I fanciulli, in stretto e amichevole rapporto con adulti
attenti, prudenti, desiderosi di imparare, con uomini, con maestri se volete, i
fanciulli costituiscono l’essenziale di questa scuola. Si capisce come, con
ciò, vengano a mancare diverse condizioni che nelle altre scuole sono d’uso.
Per esempio, quegli interrogatori e quelle inchieste criminali che si vogliono
chiamare esami, e i diplomi che ne conseguono: proprio un’invenzione dei
grandi. E la differenza si avverte subito, non appena si mette piede in questa
scuola. Ci si trova in una scuola che non emana odore di polvere, di inchiostro
o di paura, ma di sole, di legno biondo e d’infanzia”. R.M. Rilke (2020), Del paesaggio. E altri scritti, Adelphi,
Milano, pp.19-20.
Vi
invitiamo a leggere tutto il saggio, soprattutto in questi tempi di
riorganizzazione e ripensamento della scuola perché non vada sprecata
l’occasione, che pur infaustamente è stata offerta, di portare a consapevolezza
e problematizzare quelle “leggi di pietra” (Rilke, p.21) che ancora raramente
vengono messe in discussione, leggi che “non ci sono più affini, che sono
rimaste indietro mentre la vita correva” (ibidem).
La vita del mondo è nella
scuola, o almeno dovrebbe entrare “sotto il pretesto delle diverse materie”
(ivi, p.26), con tutte le sue possibilità e pericoli per sperimentare, favorire
l’apprendimento, “promuovere l’esercizio del pensiero critico, curare il saper
stare al mondo” (Antonacci, Guerra, 2018, p. 24), consentire ad ognuno di trovare
il suo posto nel mondo, la sua ragione d’essere.
Una
scuola dove “le settimane non scorrono tra le dita con la monotona rapidità del
rosario. I giorni cominciano sempre nuovi, recando cose inattese e attese e
sorprendenti”. […] E la materia che deve essere appresa in comune si chiama:
futuro” (Rilke, pp.26-28).