Una scuola rivendica le radici dell'insegnare e dell'apprendere nella
storia dei modelli educativi e didattici. Porsi come modello innovativo
non significa rigettare la storia, ma di riprenderla per valorizzarne
gli aspetti irrinunciabili e per recuperare quelli più trascurati e
abbandonati.
Non si tratta di innovare per innovare, ma di rintracciare, nel passato come nel presente le tradizioni e le forme delle strutture e delle relazioni pensate per insegnare, come spazio simbolico e materiale di conservazione, rielaborazione e trasmissione della cultura nelle sue diverse forme. Ma una scuola ha lo sguardo rivolto anche al futuro perché si tiene aperta al cambiamento e sensibile alla tecnologia e ai processi di innovazione, come strumento di trasformazione del mondo che c’è in quello che sarà. In questa scuola la tecnologia si propone innanzitutto come ulteriore linguaggio intelligente a disposizione della ricerca, sempre in dialogo con i molti altri linguaggi dei soggetti. La tecnologia non si pone qui come panacea per la soluzione di problemi educativi, come in molti modelli futuristi senza radici, ma come strumento al servizio della trasformazione dei contesti, dei linguaggi e delle relazioni, con un pensiero critico e riflessivo sui problemi e i disagi che la sua rapida e irreversibile trasformazione impone in ogni contesto educativo, insinuandosi nelle maglie più strette delle relazioni tra bambini, adulti e ragazzi.
Non si tratta di innovare per innovare, ma di rintracciare, nel passato come nel presente le tradizioni e le forme delle strutture e delle relazioni pensate per insegnare, come spazio simbolico e materiale di conservazione, rielaborazione e trasmissione della cultura nelle sue diverse forme. Ma una scuola ha lo sguardo rivolto anche al futuro perché si tiene aperta al cambiamento e sensibile alla tecnologia e ai processi di innovazione, come strumento di trasformazione del mondo che c’è in quello che sarà. In questa scuola la tecnologia si propone innanzitutto come ulteriore linguaggio intelligente a disposizione della ricerca, sempre in dialogo con i molti altri linguaggi dei soggetti. La tecnologia non si pone qui come panacea per la soluzione di problemi educativi, come in molti modelli futuristi senza radici, ma come strumento al servizio della trasformazione dei contesti, dei linguaggi e delle relazioni, con un pensiero critico e riflessivo sui problemi e i disagi che la sua rapida e irreversibile trasformazione impone in ogni contesto educativo, insinuandosi nelle maglie più strette delle relazioni tra bambini, adulti e ragazzi.
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