giovedì 30 luglio 2020

Samskola

R.M. Rilke (2020), Del paesaggio. E altri scritti, Adelphi, Milano.

“Vi racconterò di questa scuola”.

Così Rainer Maria Rilke apre un breve scritto in cui descrive una scuola singolare di Göteborg, dove, a inizio Novecento, è accaduto un fatto particolare: i fanciulli frequentanti hanno espresso ai genitori il desiderio di rimanere a Samskola anche il pomeriggio, per più tempo possibile.
Samskola è una scuola partecipativa, comunitaria, viva, giocosa e seria, poetica e utopica che Rilke visitò nel settembre del 1904 e che ci ha rimandato, per affinità di visioni pedagogiche, all’esperienza della scuola di Varese, nata a partire dal manifesto Una scuola.
Ma ora lasciamo la parola al poeta.

“Si tratta di una scuola poco comune, una scuola che non conosce costrizioni; una scuola arrendevole, che non si considera come una cosa finita, ma una cosa in divenire, alla quale debbono lavorare gli stessi fanciulli, determinandola e trasformandola. I fanciulli, in stretto e amichevole rapporto con adulti attenti, prudenti, desiderosi di imparare, con uomini, con maestri se volete, i fanciulli costituiscono l’essenziale di questa scuola. Si capisce come, con ciò, vengano a mancare diverse condizioni che nelle altre scuole sono d’uso. Per esempio, quegli interrogatori e quelle inchieste criminali che si vogliono chiamare esami, e i diplomi che ne conseguono: proprio un’invenzione dei grandi. E la differenza si avverte subito, non appena si mette piede in questa scuola. Ci si trova in una scuola che non emana odore di polvere, di inchiostro o di paura, ma di sole, di legno biondo e d’infanzia”. R.M. Rilke (2020), Del paesaggio. E altri scritti, Adelphi, Milano, pp.19-20.

Vi invitiamo a leggere tutto il saggio, soprattutto in questi tempi di riorganizzazione e ripensamento della scuola perché non vada sprecata l’occasione, che pur infaustamente è stata offerta, di portare a consapevolezza e problematizzare quelle “leggi di pietra” (Rilke, p.21) che ancora raramente vengono messe in discussione, leggi che “non ci sono più affini, che sono rimaste indietro mentre la vita correva” (ibidem). 
La vita del mondo è nella scuola, o almeno dovrebbe entrare “sotto il pretesto delle diverse materie” (ivi, p.26), con tutte le sue possibilità e pericoli per sperimentare, favorire l’apprendimento, “promuovere l’esercizio del pensiero critico, curare il saper stare al mondo” (Antonacci, Guerra, 2018, p. 24), consentire ad ognuno di trovare il suo posto nel mondo, la sua ragione d’essere.
Una scuola dove “le settimane non scorrono tra le dita con la monotona rapidità del rosario. I giorni cominciano sempre nuovi, recando cose inattese e attese e sorprendenti”. […] E la materia che deve essere appresa in comune si chiama: futuro” (Rilke, pp.26-28).