mercoledì 5 ottobre 2016

"La mia maestra è un vampiro!"


In una recente intervista al Corriere della Sera, Gabriele Clima, autore e illustratore di libri per l’infanzia, sostiene che non esiste una letteratura di importanza inferiore per bambini e ragazzi così come i bambini non dovrebbero essere considerati persone minori da riempire, aggiustare o raddrizzare secondo i dettami di un paradigma bonificatorio e di un’adultizzazione sempre più precoce e imperante. Esistono libri buoni, suggerisce Clima, che possono essere letti da chiunque perché affrontano tematiche che toccano la vita, anche “temi forti” che il mondo adulto teme e a cui paradossalmente non espone i bambini immersi in una realtà complessa e continuamente in trasformazione che “con una potenza di fuoco aumenta sempre di più”. Libri che “gettano radici, lavorano in profondità”, che permettono di elaborare e codificare la realtà aldilà del fluire incontrollato e vacuo delle parole che scorrono impetuose in tv e in rete.

La mia maestra è un vampiro! crediamo sia uno di questi buoni libri: entusiasma e coinvolge il bambino e invita ad avviare una riflessione critica e consapevole l’adulto, attraverso lo sguardo del bambino.

Amaranta, la maestra di Greta è dura, rigida, severa, con uno sguardo affilato che “sembra tagliarti a fette”. È smorta, pallida, con mani ossute e i canini che le sporgono dagli angoli della bocca. Abita in una via stretta e angusta, via delle Case Scure, in un'abitazione buia e con le tende tirate. Amaranta non può che essere un vampiro!
Metafora quanto mai appropriata per tanta (troppa!) scuola che giorno dopo giorno succhia linfa vitale ai bambini e ai ragazzi, che li priva della possibilità della curiosità, della scoperta, dell’immaginazione, dell'esperienza ludica, dell'avventura. Una scuola sciatta, scialba, fredda che si ripara, come Amaranta, dalla luce di un sapere dialogico e rigenerante, che liofilizza “l’arte e gli oggetti della conoscenza, togliendo loro umori e vita” (Lorenzoni, 2014), che inchiavarda i corpi dentro scomodi banchi e si trincera dietro le cattedre del giudizio.
Toccherà a Greta, alla qualità infante del suo sguardo sconfinante e crepitante, sottoporre la scuola alla “prova del sangue” per ritrovare una maestra fatta di carne, ossa e cuore che sa prendersi il tempo per ascoltare, vedere, sorridere, dialogare con i suoi piccoli allievi.

La lettura del libro è intervallata da alcuni giochi, che non sono “sciocchezze o perdite di tempo” come sentenzia il mondo adulto che non fa altro che reguardire Greta, ma pause necessarie per rimettere in gioco il sapere.

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