La dimensione della comunità e quella del gruppo
sono al centro, non il bambino. Il benessere personale è sempre in dialogo con
quello collettivo, senza diminuirne la libertà: il singolo si pone più la
domanda di come creare un mondo migliore che di come essere “soddisfatto"
del proprio percorso e della propria evoluzione (Fielding e Moss 2014).
La scuola deve essere condivisa per consentire di far fluire
pensieri, idee, conoscenze e per diminuire le barriere.
Per questo deve orientarsi alla partecipazione, sia
delle famiglie sia della comunità più ampia. Le famiglie sono partner con cui
discutere gli orientamenti, in una suddivisione dei ruoli che non lasci spazi ad equivochi sulle rispettive responsabilità educative; in
tal senso sono pensati strumenti di comunicazione e documentazione che rendano possibile
comprendere in profondità i percorsi e le proposte della scuola, nell'ottica delineata dagli approcci orientati alla partecipazione, alla coeducazione, al parternariato….
Il
rapporto con la comunità più ampia ha l'obiettivo di sostenere il dialogo tra
la forma interna della scuola e quella esterna, perché sia possibile incidere
sul dentro e sul fuori. In quest'ottica, la vita esterna entra nella scuola, ad
esempio attraverso l'attenzione ai lavori, alle politiche, alle organizzazioni.
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