venerdì 18 marzo 2016

Una scuola... senza recinti

Educare senza recinti è qualcosa di più di una bella metafora:

«Nella nostra scuola da decenni non suona la campanella. Lavoriamo con i bambini in classe e quando abbiamo terminato un’attività usciamo fuori [...]. La flessibilità dell’orario ci permette di non interrompere discussioni e ricerche che proponiamo ai bambini.
E poi noi fuori ci andiamo non solo per la ricreazione, ma anche per studiare geometria e scienze, fare attività motorie, giardinaggio e coltivare il nostro piccolo orto. Ogni settimana, poi, una classe a turno dedica del tempo a mantenere puliti gli spazi naturali».

«Ogni classe ha la sua assemblea ed elegge ogni anno, dopo convinte campagne elettorali, due alunni per l’Assemblea dei bambini rappresentanti, che si riunisce quattro volte l’anno. È lì che si decidono gli spazi naturali che bambine e bambini possono esplorare, a seconda dell’età, e le regole di convivenza riguardo all'organizzazione dei giochi, all'uso dei bagni e ai comportamenti da tenere a mensa e negli scuolabus.
In tanti anni non abbiamo mai avuto alcun problema e noi siamo convinti che interiorizzare regole da rispettare, decise insieme, così come definire confini da non sorpassare, sia un’opera educativa complessa, ma molto più interessante che costruire recinti e cancelli».”


La scuola Longhena di Bologna.



Franco Lorenzoni, autore dell’articolo, parlerà del suo libro “I bambini pensano grande. Cronaca di una avventura pedagogica” martedì 19 aprile 2016, ore 9.30-12.30, presso l’Aula Magna dell’Università di Milano-Bicocca.


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